Nuova indagine Coldiretti/Swg sulle tendenze alimentari degli italiani: nonostante dai media spesso appaia diversamente, gli italiani sono abbastanza diffidenti nei confronti del cibo etnico.
Ben quattro nostri connazionali su dieci non hanno infatti mai messo piede in un ristorante straniero (41%) o acquistato per strada kebab, tacos, involtini primavera o sushi da portare via (38%).
L’indagine ha portato l’Istat a rivedere il paniere per il calcolo dell’inflazione con l’entrata nel 2011 anche del fast food etnico. Nonostante la rapida diffusione degli esercizi commerciali che offrono cibi etnici da consumare sul posto o da portare via solo il 7% degli italiani frequenta molto spesso un take away straniero e il 5% un ristorante straniero.
Tutto questo non pregiudica però la tolleranza degli italiani che per oltre la metà sono comunque favorevoli alla presenza degli esercizi alimentari stranieri nei centri storici, con una percentuale del 54% per i take away e del 51% per i ristoranti.
Il cibo etnico che ha avuto la maggiore diffusione come alternativa al fast food tradizionale comunque è il kebab, con punti vendita che si sono rapidamente diffusi in molte città spesso integrati alle pizzerie.
Dove si va a mangiare…
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TAKE AWAY STRANIERO |
RISTORANTE STRANIERO |
Molto spesso |
7 |
5 |
Qualche volta |
29 |
24 |
Raramente |
26 |
30 |
Mai |
38 |
40 |
Fonte: Indagine sulle abitudini alimentare degli italiani Coldirett/Swg
Come mai questa diffidenza? Il motivo sembra riguardare soprattutto la qualità degli alimenti e porta a preferire il consumo di cibi italiani più tradizionali anche se gli effetti della globalizzazione si sono fatti sentire sulle tavole nostrane, spesso all’insaputa degli stessi italiani. A farne la spesa è ad esempio la pizza che è considerata la più valida alternativa al cibo straniero che però, nella metà dei casi, è preparata nelle 25mila pizzerie nazionali con ingredienti importati dall’estero: cagliate provenienti dall’est Europa invece della tradizionale mozzarella, pomodoro cinese invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo e farina canadese o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale, all’insaputa dei consumatori.
E la situazione è analoga per l’altro piatto tipico delle trattorie nazionali come gli spaghetti al pomodoro con il 60% del grano duro utilizzato per la pasta che arriva dall’estero mentre negli ultimi dieci anni sono quadruplicate le importazioni di concentrato di pomodoro importato dalla Cina (+272%) che è diventato la prima voce delle importazioni agroalimentari dal gigante asiatico con un quantitativo stimato per il 2010 di 100 milioni di chili.
Proprio per questo motivo, la recente Legge sull’etichettatura e la chiarezza sull’origine dei prodotti è stata bene accolta da tutti gli operatori del settore.
(Da www.italiaatavola.net)