Negli ultimi anni l’Italia si è fortemente impegnata contro la pesca illegale, anche adottando molte direttive dell’UE: questo però ha fatto sì, secondo Impresa Pesca Coldiretti, che, nel giro di due anni, il settore ittico abbia perso il 12% della produzione e l’11% dei ricavi a favore di prodotti estero. Qual è esattamente la situazione e quali i rimedi?
Come anticipato, sulla base dei dati resi noti dall’Irepa, l’Istituto di Ricerche Economiche per la Pesca e l’Acquacoltura, le recenti normative a protezione di alcune specie e in particolare di quelle più piccole, hanno impoverito i pescatori italiani e favorito le importazioni dall’estero che nei primi otto mesi del 2010 hanno fatto segnare un aumento del 2%.
Spiega Tonino Giardini, presidente di ImpresaPesca Coldiretti : «Occorre tolleranza zero verso chi fa della pesca di frodo una vera e propria attività economica, prelevando pesci di piccola taglia alla faccia delle normative e danneggiando i pescatori onesti . In tale ottica è importante soprattutto un rigido controllo delle dimensioni delle maglie delle reti, poiché in questo modo si tutelano la risorsa ittica e il lavoro delle imprese. Al tempo stesso occorrerebbe reintrodurre una soglia di tolleranza per le catture accidentali a tutela di chi svolge in maniera corretta il proprio lavoro ma si ritrova a rischiare pesanti sanzioni solo per essersi ritrovato nelle reti anche un solo pesce sotto misura. Oltre a ciò, serve fermare le deroghe alle pesche speciali, come quella del bianchetto, che catturano le varietà più giovani di sarde, acciughe, saraghi e altro pesce azzurro con grave danno per la risorsa ittica».
Queste le soluzioni proposte da un esperto del settore. Aggiungiamo noi: l’Italia potrebbe farsi promotrice in ambito internazionale di politiche che portino anche i paesi extraeuropei ad adottare le stesse misure a protezione della fauna marina: il risultato sarebbe un doppio beneficio, sia per l’ambiente che per l’economia italiana.
(Da www.italiaatavola.net)