Il vino italiano alla conquista del Sol Levante! E questo nonostante la crisi che ha reso il mercato molto più selettivo.
La situazione è questa: il mercato giapponese del vino, che continua a crescere ma che per effetto della crisi internazionale manifesta richieste diverse rispetto al passato. Non tutti i Paesi esportatori di vino sono stati in grado di rispondere adeguatamente; l’Italia, invece, è riuscita ad esportare di più.
Ecco un’analisi più dettagliata in termini di dati: tra il 2007 e il 2009 il Giappone ha ridotto del 21% il valore delle importazioni di vino fermo in bottiglia (da circa 753 a 553 milioni di euro). Questa contrazione non ha interessato le quantità, che invece sono cresciute del 7,5% (da 119 milioni di litri a 127,8 milioni di litri). L’Italia, secondo fornitore di vino del Giappone, tra il 2007 e il 2009 ha incrementato le quantità importate (da 22,7 a 23,6 milioni di litri), pur perdendo in valore (da 107,5 a 84,5 milioni di euro), ma ha aumentato la propria quota sul complesso dei vini importati, anche a scapito della Francia (primo importatore) che ha visto scendere anche i volumi. In aumento pure le bollicine italiane, sempre più apprezzate, che hanno mantenuto il valore a poco più di 23 milioni di euro, ma elevato il volume da poco più di 4 milioni di litri a quasi 4,9. Anche nel 2010 il nostro Paese conferma il buon andamento delle esportazioni verso il Giappone, con una crescita complessiva della quantità di tutte le tipologie di vino e di confezione dai 20,8 milioni di litri del periodo gennaio-agosto 2008 – anno di massima espansione del nostro export enologico – ai 22,6 milioni di quest’anno e un sostanziale riallineamento dei valori (69,3 milioni di euro contro 69).
Commenta l’Ambasciatore d’Italia a Tokyo, Vincenzo Petrone : «La particolarità del mercato giapponese ha dato negli ultimi anni grandi soddisfazioni ai produttori italiani di vino, nonostante la seria crisi che il settore ha attraversato. I nostri vini, così apprezzati dai consumatori giapponesi, notoriamente competenti e attenti alla qualità, attendono oggi una vera consacrazione presso il grande pubblico, fuori dai canali finora tradizionali della ristorazione italiana. Occorre, a questo scopo che tutte le istituzioni coinvolte nella promozione di questa preziosa risorsa si impegnino in una seria riflessione sulle strategie di marketing future e su una concentrazione unitaria degli sforzi, indispensabile per sottrarre quote di mercato a una concorrenza internazionale sempre più intensa e agguerrita” Insomma, se finora l’ottima qualità della nostra produzione locale ci ha fatto vocere sul mercato, bisogna ricordarsi di implementarla al fine di mantenere i risultati raggiunti anche in periodi economicamente critici.
(Da www.beverfood.net)