Grandi novità nel campo della legislazione riguardante la produzione alimentare artigianale! Un recente decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze ( 12/2010) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dà infatti il via libera all’acquisto di pane, panini, cialde, rustici, pizzette e altre specialità salate direttamente dagli agricoltori che potranno sfornarli e venderli direttamente al pubblico mantenendo la natura agricola della propria attività.
Nasce così la figura dell’agricoltore-panettiere ed è stata aggiornata anche la tabella dei beni che possono essere oggetto delle attività agricole connesse, tra cui anche l’orzo e il malto per la birra. In altre parole, le aziende agricole che produrranno pane, birra, formaggi, carni, pesce, vino e grappa con almeno il 51% della materia prima autoprodotta, potranno venderli beneficiando del regime fiscale agricolo, basato sulla rendita catastale, anziché essere assoggettate a quelle del commercio tour court.
Si tratta di una novità importante che incentiva la possibilità in Italia di portare in tavola pane o pizze fragranti di qualità garantita dal campo alla tavola con la certezza di assicurarsi un prodotto veramente Made in Italy, in un mercato dove la metà del pane in vendita è ottenuto con farina importata senza alcuna indicazione per i consumatori.
Ma soprattutto è un’opportunità, in particolare, per le imprese agricole impegnate nella coltivazione del grano soprattutto se coinvolte nell’attività agrituristica e di vendita diretta, che possono così trovare una importante occasione di integrazione del proprio reddito.
Nel primo semestre del 2010 è infatti calato il consumo di pane che fa registrare una riduzione del 2,4% negli acquisti familiari, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea-Ac Nielsen. Nonostante il progressivo calo dei consumi che ha già portato a ridurre quasi di un terzo gli acquisti familiari degli italiani rispetto al 2000, sono oltre 17 milioni gli italiani che vanno “pazzi” per il pane e lo portano in tavola sempre, sette giorni su sette a tavola ed a cena, mentre sono solo 930 mila quelli che non lo mangiano mai, secondo il rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani.
Oltre ai prodotti freschi di panetteria, tra le nuove tipologie di prodotti tassati in base al sistema del reddito agrario, il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 5 agosto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 10 settembre, ricomprende la produzione di farina o sfarinati di legumi da granella secchi, di radici o tuberi o di frutta in guscio commestibili, la produzione di grappa, la produzione di malto e la produzione di birra che sono considerate attività agricole a tutti gli effetti.
Massimiliano Meola dell’Assipan, l’Associazione italiana panificatori e affini di Confcommercio Roma, ha commentato: «Il decreto non aggiunge niente di nuovo. Il pane, per legge, lo possono fare tutti, purché, naturalmente, vengano rispettate tutte le norme e le condizioni igenico-sanitarie. Anche l’agricoltore che produce farina potrà dotarsi di un impianto per la trasformazione per produrre e commercializzare il pane, ma sarà comunque una vendita territoriale. Un po’ come già avviene per i negozi di vicinato. Nessun problema di “concorrenza” con i panificatori. Anzi i problemi del settore sono ben altri».
(Da www.italiaatavola.net)