Altro che spesa a Km0. I coltivatori non ci stanno a vedere la loro merce a prezzi triplicati sui banconi dei supermercati.
Ad assistere impotenti alla concorrenza di frutta e verdura proveniente dall’altra parte del mondo: angurie, uva, fagiolini e melanzane dall’Egitto; limoni dall’Argentina; pomodori dall’Olanda.
Ecco allora che in Emilia Romagna sono nate le “ronde gialle” piccoli gruppi di coltivatori federati Coldiretti, che per tutta l’estate e armati di penna e taccuino girano tra i banconi di supermercati e ipermercati per controllare prezzi e provenienza dell’ortofrutta.
Siamo a poche settimane dalla maturazione delle pesche nettarine, vanto e gloria della produzione made in Italy che cresce sotto il sole dell’Emila Romagna. Ebbene, sui banconi della GDO, a prezzi stracciati sono già arrivate in anticipo pesche che italiane non sono. E dunque, per evitare il crollo dei prezzi al produttore gli agricoltori hanno deciso di capire quale merce gira nella Grande distribuzione organizzata che sembra a parole voler preservare i prodotti nostrani e locali ma che nei fatti privilegia produzioni che arrivano anche da lontano per presentarle alla clientela a prezzi al di sotto di quelli di mercato.
Lo svantaggio è duplice: prodotti di qualità dubbia, raccolti mentre devono ancora completare la maturazione, conservati nella migliore delle ipotesi in frigoriferi, che percorrono migliaia di chilometri prima di giungere sulle nostre tavole; prezzi bassi che fanno crollare il mercato nostrano.
Spiega Massimo Pederzoli, Presidente Coldiretti Ravenna:
“La prova che bisogna mettere mano ad una profonda revisione delle regole e dei meccanismi della filiera ortofrutticola sta nel fatto che in Regione Emilia Romagna la superficie complessiva dedicata a frutteti negli ultimi 15 anni è diminuita del 17% (passando dagli 89mila Ha del 1995 ai 74mila del 2009) con punte del 21,3% per le pesche e nettarine, del 30% per le mele, del 15,1% per le pere.”
da ecoblog.it