Piante officinali: un decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 maggio 2018 introduce novità importanti per il settore.
In Italia (dati Coldiretti) ci sono ad oggi 7,8 milioni di persone che usano estratti di piante per curarsi o per migliorare il proprio benessere psicofisico, per un consumo complessivo che sul mercato interno italiano ha superato le 25mila tonnellate annue. Le aziende agricole italiane che coltivano piante officinali (piante aromatiche, medicinali e da condimento) sono 2.938 (dati Coldiretti), con una superficie complessiva di 7.191 ettari, e con oltre 300 piante coltivate (le più diffuse sono: mirtillo nero, zafferano, vite rossa, Ginkgo biloba, passiflora, camomilla, genziana, valeriana, cardo mariano, finocchio, incarnata, camomilla, cipolla, origano, rosmarino, liquirizia, assenzio, aglio, coriandolo, anice, meliloto, carciofo, rabarbaro). Eppure il 75% delle piante officinali consumate in Italia sono di importazione, per cui il Made in Italy su questo fronte ha ampi margini di crescita.
Il 16 maggio 2018 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che – ai sensi dell’articolo 5 della legge 28 luglio 2016, n. 154 e sulla base delle conclusioni del Tavolo di filiera delle piante officinali, istituito dal Mipaaf nel 2013 – costituisce il nuovo Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali, e ha lo scopo di rilanciare e potenziare il settore. Le principali novità introdotte dal decreto – secondo quanto diffuso dal Mipaaf in un comunicato stampa – sono le seguenti:
1. viene fornita una nuova definizione di piante officinali, prevedendo inoltre l’istituzione dei registri varietali delle specie di piante officinali, nei quali sono elencate le piante officinali ammesse alla commercializzazione e sono stabilite le modalità e le condizioni per la certificazione delle sementi;
2. viene chiarito in maniera inequivocabile che la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione delle piante officinali sono considerate a tutti gli effetti attività agricole;
3. viene disciplinata la raccolta spontanea, in modo da evitare il depauperamento delle aree a questa destinate e in modo da favorire una maggiore conoscenza delle stesse zone, delle piante e dell’ambiente in cui si sviluppano;
4. viene stabilito che, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, deve essere adottato il Piano di settore della filiera delle piante officinali, che costituisce lo strumento programmatico strategico diretto a individuare gli interventi prioritari per migliorare le condizioni di produzione e di prima trasformazione delle piante officinali, al fine di incentivare lo sviluppo di una filiera integrata dal punto di vista ambientale, di definire forme di aggregazione professionale e interprofessionale capaci di creare condizioni di redditività per l’impresa agricola e di realizzare un coordinamento della ricerca nel settore;
5. viene prevista, per le Regioni, la possibilità di istituire, nel rispetto delle normative dell’Unione europea, marchi finalizzati a certificare il rispetto di standard di qualità nella filiera delle piante officinali.
Secondo la Coldiretti “il giudizio generale sulla legge di riforma del settore delle piante officinali e dei prodotti derivati in Italia è complessivamente positivo, ma è evidente che sarà necessario un successivo intervento per rendere obbligatoria l’etichettatura di origine dei prodotti officinali, al fine di dare la massima trasparenza per i consumatori“.