La Commissione Europea ha inviato un parere motivato al governo italiano imponendo formalmente al nostro Paese il recupero di 1,395 miliardi di euro di multe per il superamento delle quote latte tra il 1995 e il 2009.
Il sistema delle quote latte, introdotto in Europa nel 1984, funziona in questo modo: per evitare sovrapproduzioni di latte (un fenomeno che era cronico fino agli inizi degli anni ’80), sovrapproduzioni che portano a un crollo dei prezzi, ogni anno viene assegnata ad ogni Stato dell’Unione Europea una quota massima di latte che può essere prodotto e venduto; se la quota viene sforata i produttori di latte devono pagare una multa. Il sistema delle quote latte, ormai considerato obsoleto, cesserà di essere in vigore a partire dal 31 marzo 2015.
Tra il 2010 e il 2014 gli allevatori italiani hanno sempre rispettato le quote latte. Il problema sono i continui sforamenti delle quote latte tra il 1995 e il 2009, che hanno fatto lievitare le multe per gli agricoltori italiani a 2,265 miliardi di euro. Di questi 2,2 miliardi ad oggi sono stati riscossi soltanto 800 milioni. Ci sono ancora in ballo quasi 1,4 miliardi di euro (1,395 miliardi) che non sono mai stati pagati dagli allevatori. Nel 2013 la Commissione europea ha inviato una lettera al governo italiano esortandolo a riscuotere le multe. Ora, a un anno di distanza, è ancora tutto fermo e questa volta la Commissione Ue ha inviato al governo italiano un parere motivato che impone formalmente il recupero dei crediti. Secondo la Commissione Ue “l’incapacità dell’Italia ad assicurare il recupero effettivo di queste multe compromette gli sforzi europei per stabilizzare il mercato dei prodotti lattieri, provocando distorsioni di concorrenza con gli altri produttori europei ed italiani, che hanno rispettato le quote di produzione o che hanno pagato le loro multe. Queste somme dovrebbero essere versate al bilancio dell’Italia affinché i contribuenti italiani non ne escano perdenti”.
Questo il commento di Roberto Moncalvo, il presidente della Coldiretti: “E’ una eredità delle troppe incertezze e disattenzioni del passato nei confronti dell’Europa, sulle quali è finalmente intervenuto con un deciso cambio di passo il presidente del Consiglio. La questione quote latte è iniziata 30 anni or sono, nel 1983, con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori, ma all’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Una disattenzione nei confronti delle politiche comunitarie sulla quale si sono accumulati errori, ritardi e compiacenze che hanno danneggiato la stragrande maggioranza degli agricoltori italiani che si sono messi in regola ed hanno rispettato le norme negli anni acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro. Le pendenze a cui fa riferimento l’Unione europea riguardano appena 2.000 produttori con 600 di loro che devono pagare somme superiori a 300.000 euro, cioè la gran parte del debito. Un comportamento che fa concorrenza sleale alla stragrande maggioranza dei 36.000 allevatori italiani e mette a rischio le casse dello Stato”.
(Luigi Torriani)
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