Nell’ultimo anno, per la prima volta dopo venticinque anni, le vendite di surgelati sono scese, con un calo comunque meno pronunciato rispetto a quello medio del settore alimentare.
L’Istituto Italiano Alimenti Surgelati – IIAS ha diffuso a maggio 2014 i dati relativi al mercato dei surgelati in Italia nel 2013 (un settore, quello dei surgelati, che in Italia ha festeggiato i cinquant’anni nel 2012, dunque data dal 1962). Per la prima volta dal 1989 le vendite di surgelati nel nostro Paese registrano una flessione rispetto all’anno precedente, con un -1,5% a volume e un -3,5% a valore. Sono numeri che da una parte mostrano a quale livello è arrivata la Crisi, dall’altra certificano comunque una relativa tenuta del comparto dei surgelati rispetto ai dati medi dell’agroalimentare. Secondo i dati Istat nel 2013 il settore alimentare nel suo complesso ha subito un calo delle vendite dell’1,7% in volume e del 5% in valore (il calo più pronunciato in valore che in volume indica una tendenza alla spesa low cost da discount, che ha tra l’altro determinato un forte aumento degli allarmi alimentari e dei problemi di sicurezza alimentare, anche se un aspetto positivo legato alla riduzione del potere d’acquisto delle famiglie c’è: la diffusione di una cultura antispreco). Le vendite di pesce sono scese in volume del 20%, la pasta ha registrato un -9%, il latte -8%, l’olio extravergine di oliva -6%, la frutta e la verdura -3%, la carne -2% (mentre sono cresciute le vendite di uova a +2%, di farina a +7% e di miele a +12%).
Il settore dei surgelati dunque scende ma resta uno dei meno colpiti dalla Crisi. Guardando ai diversi comparti del settore surgelati i dati IIASS segnalano questi trend: i vegetali (che rappresentano il 43% delle vendite a volume di surgelati nel retail) restano stabili in media nei volumi e segnano addirittura una crescita media del 3,8 in valore (crescita che sarebbe legata “non tanto ad un aumento dei prezzi quanto ad una ridefinizione delle scelte dei consumatori, orientati più frequentemente verso prodotti benessere e dal maggior valore aggiunto”), con una tenuta dei vegetali semplici, una crescita (+4,4%) dei vegetali preparati (grigliate, mix di verdure, ecc.), un calo di zuppe e minestroni e un aumento del 3% nelle vendite dei cosiddetti ‘cooking aids’ (erbe e spezie); il segmento delle patate (che a volume rappresenta il 15% sul totale dei surgelati) mostra un decremento ma decisamente contenuto (-0,3%), con ampi margini di sviluppo (ad oggi soltanto il 50% delle famiglie italiane consuma patate surgelate, con un consumo medio annuale pro capite di soli 1,2 kg); restano sostanzialmente invariate le vendite di pizze e snack mentre scendono drasticamente le vendite di pesce e prodotti ittici (ilo calo medio è di oltre il 4%; il risultato meno pesante è quello del pesce panato e pastellato, in calo comunque dell’1,1%) e crollano le vendite dei piatti ricettati (risotti, lasagne, ecc.) con un calo medio superiore all’11%; nei surgelati “door to door” (le vendite porta a porta), che rappresentano ad oggi l’8% del totale retail, si registra invece un avanzamento del 5%.
Secondo il presidente dell’IIAS Vittorio Gagliardi il settore dei surgelati è in ogni caso destinato a tornare a crescere con percentuali importanti nei prossimi anni, per varie ragioni: “la prima e più robusta ragione sta ovviamente nella funzione di praticità, di commodity, nel valore di servizio. Il surgelato, in combinato con il freezer e con il microonde, rende più facile la preparazione dei pasti; lo può fare sia come ingredienti (verdure, filetti di pesce) che fungono da base per la propria preparazione, sia come contorni o parti già pronte (per es. patate fritte) sia come piatti pronti: quindi con grande flessibilità e livelli diversi nel continuum ingrediente – completo e pronto. Ormai ciascun frigorifero viene venduto corredato del relativo freezer, che occupa almeno il 30/40% dello spazio dell’intero elettrodomestico. Ciò fa capire come la surgelazione sia un sistema di conservazione apprezzato e vicino allo stile di vita contemporaneo. Inoltre, se fino a poco tempo fa la diffusione del forno a microonde si limitava in Italia a circa il 4% della popolazione, negli ultimi anni ha raggiunto punte di penetrazione del 35%. (Dati Ismea – Istat). La seconda ragione sta nella ormai accreditata ‘scarsa manipolazione’ nella surgelazione. Diversamente da tutti gli altri metodi di conservazione, la surgelazione non necessita di aggiunte di conservanti o altro: il prodotto è intatto così come viene ‘raccolto’. Questa caratteristica era già positiva e lo diventa ancor più negli ultimi anni, in cui la sensibilità all’artificialità si è fatta più acuta. La proprietà di ‘surgelato appena raccolto, senza aggiunte’ crea anche un alone di freschezza e di naturalità attorno alla surgelazione. Una terza ragione sta nella velocità e facilità di preparazione di un pasto ‘vero’, anche in situazioni in cui non si ha voglia o tempo di impegnarsi: la situazione single (anche temporanea, come quando si rimane da soli per un paio di giorni), la seconda casa, i figli che tornano a casa e devono prepararsi da mangiare da soli…In tutte le situazioni di semi – emergenzialità o di disimpegno il surgelato offre il miglior mix di facilità, rapidità, scelta, completezza alimentare. Come quarto motivo annoveriamo la capacità del surgelato di offrire un ‘mondo’ di prodotti, destagionalizzati e delocalizzati, permettendo l’esercizio di quel gusto dell’esotismo e dell’internazionalità che conta numerosi estimatori. Poter gustare in casa un piatto internazionale è una possibilità che arricchisce l’universo dei surgelati, trasformandolo in un mondo stimolante, suggestivo, ricco di suggerimenti e possibilità. Da non sottovalutare, infine, l’ ‘effetto dispensa’ che, grazie ai surgelati, rende il freezer l’equivalente moderno della cantina-dispensa della casa contadina tradizionale. La disponibilità di una ‘riserva’ di risorse alimentari non costituisce solo una comodità ma anche una sicurezza psicologica coerente con il concetto di ‘casa-rifugio’ che in questi tempi non è da sottovalutare”.
(Luigi Torriani)