L’Istituto di ricerche Squadrati di Milano ha proposto un “quadrato semiotico dei wine lovers” che individua quattro grandi tipologie degli amanti del vino in Italia: i Radical, gli Enosnob, i Pane al pane, i Socialite. Vediamo di che si tratta.
Tutto è partito da un’idea della cantina trevigiana Bosco Viticultori del gruppo Vi.Vo cantine, che ha commissionato all’Istituto di ricerche Squadrati di Milano uno studio sugli atteggiamenti degli italiani nei confronti del vino, che è stato poi presentato al pubblico e agli operatori nell’ambito di Vinitaly. L’idea è quella di individuare in maniera chiara e sintetica come gli italiani scelgono il vino, cioè in base a quali impulsi, valori e motivazioni di base, per permettere ai produttori vinicoli e agli operatori di settore di individuare il posizionamento del proprio marchio rispetto alle diverse tipologie di consumatori e quindi di impostare al meglio le strategie di marketing e di vendita sul mercato interno italiano (che continua a scendere, mentre l’export sale, ma che rappresenta comunque per le aziende vinicole italiane circa il 50% dei consumi).
La ricerca dell’Istituto Squadrati di Milano si basa sull’analisi delle conversazioni degli ultimi sei mesi su facebook, su twitter, e su una lista di forum e blog selezionati. Da qui parte la costruzione del quadrato semiotico dei wine lovers italiani. La prima opposizione individuata è quella tra Sacro e Profano: il Sacro caratterizza la posizione di chi “parla del vino e della sua produzione come di un’arte, qualcosa di prezioso e da tutelare”, con “tono di voce dall’esperto al militante” e “retorica del dovere” (esempio: “la barrique è il botox del vino”); il Profano caratterizza la posizione di chi “parla del vino come strumento per accompagnare il cibo o una bella serata”, con “tono di voce scanzonato e concreto” e “retorica del volere” (esempi: “vin brulé d’inverno e sangria d’estate”, “leggero e beverino scende bene”). Una seconda opposizione individuata è quella tra Natura e Cultura: la Natura caratterizza la posizione di chi “del vino evidenzia la dimensione naturale, come la terra o il vitigno” (esempio: “senza solfiti aggiunti non dà alla testa”); la Cultura caratterizza la posizione di chi vede il vino “come un artefatto culturale , costruito in cantina dall’abilità dell’enologo” (gli amanti delle guide dei vini).
Dall’incrocio dei due assi (Sacro-Profano dall’alto al basso, Natura-Cultura da sinistra a destra) emergono quattro quadranti che descrivono quattro grandi tipologie di consumatori di vino:
– i RADICAL: “consumatori informati sul processo di produzione e polemici nei confronti degli additivi. Promuovono un ritorno a prassi di produzione genuine e preferiscono i vini naturali”
– Gli ENOSNOB: “esperti assaggiatori, sommelier o aspiranti tali. Conservatori, attenti alle etichette e alle norme di gusto. Polemici verso la ‘moda’ del naturale”, considerano la biodinamica una “stregoneria”
– I SOCIALITE: “per loro il vino è un’occasione di socialità. Preferiscono vini accessibili e quando l’occasione lo richiede si fanno anche guidare da etichette o vitigni rinomati. Wannabe enosnob”
– I PANE AL PANE: “per loro il vino è un alimento di base e non un gioiello. Sono disinteressati alle classifiche e scelgono vini semplici, ‘da osteria’ “. Sono “diffidenti verso le pose ‘enofighette’ ” e possono anche mischiare acqua e vino
(Luigi Torriani)