È stata presentata il 25 febbraio all’assemblea elettiva di Giovani Impresa Coldiretti l’analisi Coldiretti / Ixé “Crisi: i giovani italiani e il lavoro nel 2014”. Vediamo di che si tratta.
L’analisi della Coldiretti riguarda i trentenni (gli italiani di età compresa tra i 30 e i 34 anni), e mostra nel modo più chiaro possibile la necessità e l’urgenza di un ricambio generazionale che non è più prorogabile (un ricambio generazionale che nell’agricoltura italiana – a differenza degli altri settori – è già iniziato). Questi, in sintesi, i risultati dell’indagine: il 51% dei trentenni italiani ha ancora bisogno di un aiuto economico da parte dei genitori (percentuale che sale al 79% se si considerano insieme i trentenni e i ventenni), e il 75% dei trentenni vive ancora con i genitori; il 36% dei giovani (30-34 anni) pur di lavorare accetterebbe volentieri di fare il pony express, il 23% lo spazzino, il 27% il dipendente di un call center, e tra coloro che hanno già un impiego soltanto il 30% fa un lavoro totalmente coerente con il proprio percorso di studi; l’80% ritiene che per trovare lavoro siano ancora fondamentali le conoscenze e le raccomandazioni, e il 44% addirittura ha rinunciato a cercare lavoro nell’ultimo anno (tra coloro che hanno cercato lavoro la media di curriculum inviati nell’ultimo anno è di 20); il 51% dei giovani è pronto ad espatriare per cercare lavoro, e il 64% è disponibile da subito a cambiare città, mentre soltanto il 27% crede che l’Italia possa ancora offrire un futuro; per l’81% dei giovani le priorità del nuovo Governo Renzi devono essere l’economia e il lavoro, davanti alle riforme elettorali e costituzionali (43%) e alla sanità e trasporti (42%); l’87 % dei giovani chiede di aprire a un ricambio generazionale fissando per legge un limite massimo di età per lo svolgimento di incarichi parlamentari, in amministrazioni pubbliche e in aziende pubbliche (limite che andrebbe fissato a 60 anni per il 56%, e addirittura a 55 anni per il 25%); il 79% dei giovani vorrebbe l’introduzione per legge di una quota minima di giovani obbligatoria in ogni azienda pubblica e privata (ricordiamo che in Italia l’età MEDIA dei dirigenti nell’ambito della politica, dell’economia e della pubblica amministrazione è di 58 anni, che salgono addirittura a 69 nel caso dei banchieri).
Secondo il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo (33 anni) dall’indagine Coldiretti / Ixé su ‘I giovani italiani e il lavoro’ emergono questi punti inequivocabili:
– “la famiglia è diventata una rete di protezione sociale determinante che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno; la struttura della famiglia italiana in generale, e di quella agricola in particolare, considerata in passato superata, si è invece dimostrata, nei fatti, fondamentale per non far sprofondare nelle difficoltà della crisi moltissimi cittadini”
– “C’è un forte spirito di sacrificio nelle nuove generazioni, ma la consapevolezza delle grandi difficoltà da superare non deve trasformarsi in rassegnazione; una spinta decisiva deve partire dalla scuola che deve saper alimentare una nuova cultura imprenditoriale e del lavoro fondata su bisogni veri e sugli asset vincenti su cui può contare il Paese”
– “La crisi, come spesso accade, è un acceleratore che fa emergere i caratteri profondi di un paese, anche quelli deteriori. Sulla questione dei raccomandati, contemporaneamente a politiche pubbliche impostate sulla ‘trasparenza’, serve una robusta assunzione di responsabilità individuali“
– “In un Paese vecchio come l’Italia la prospettiva di abbandono e di fuga all’estero evocata dalla maggioranza dei giovani italiani è una perdita di risorse insopportabile se si vuole tornare a crescere; negli ultimi cinque anni in Italia sono aumentati percentualmente, tra gli occupati, gli over 55 mentre sono calati i lavoratori più giovani, a differenza di quanto è avvenuto in tutti gli altri Paesi industrializzati“
– “La crisi occupazionale si fa sentire in termini che non hanno precedenti dal 1945 ad oggi all’interno dell’universo giovanile. Si è creata una barriera di entrata nel mondo del lavoro, che rischia di indebolire in modo strutturale la coesione sociale del nostro Paese. Pensiamo che il tempo delle ‘aspirine’ e dei ‘pannicelli caldi’ sia finito: auspichiamo che questo governo giovane sappia mettere in campo ‘misure radicali’ a costo di rimettere in discussione i patti con l’Europa“
(Luigi Torriani)