La Coldiretti ha creato in Piemonte i primi campus (in realtà tre aree, a Saluzzo, a Lagnasco e a Verzuolo) per accogliere e alloggiare i lavoratori immigrati impegnati nella raccolta della frutta.
A novembre 2012 qui su Universofood, avevamo segnalato (dati Caritas – Coldiretti riferiti al 2011) un primo – storico – calo degli immigrati nei campi, legato alla Crisi e quindi a un ritorno degli italiani ai lavori agricoli. Ma i lavoratori immigrati sono e restano indispensabili per l’agricoltura italiana, al punto che nello stesso 2012 la Coldiretti aveva chiesto di snellire la burocrazia per l’inserimento dei lavoratori stranieri nel mercato italiano, calcolando in 35.000 gli extracomunitari in più necessari per la campagna di raccolta primaverile.
D’altronde se all’inizio degli anni ’90 erano circa 50.000 gli immigrati impiegati nei campi, oggi sono quasi 200.000, e sono oltre 300.000 se si considerano i lavori di campagna (agricoltura, allevamento) nel loro complesso. E non si parla solo della tradizionale raccolta dei pomodori, ma anche di molte altre attività, per esempio: la raccolta delle uve del prosecco in Veneto (soprattutto i polacchi), la mungitura del latte per il Parmigiano Reggiano (quasi un lavoratore su tre è indiano), la pastorizia in Abruzzo (soprattutto i macedoni), la raccolta delle pesche in Piemonte, la raccolta delle mele della Val di Non (soprattutto i ghanesi), la produzione del Barolo (macedoni), la produzione del Bonarda dell’Oltrepò Pavese (romeni), la produzione del Brunello di Montalcino (tunisini), la produzione del prosciutto di Parma, la produzione della mozzarella di bufala.
In questo contesto la Coldiretti ha creato in Piemonte il primo campus per ospitare i lavoratori immigrati impegnati nella raccolta della frutta. Si tratta di tre aree – nei Comuni di Saluzzo, Lagnasco e Verzuolo – allestite dalla Coldiretti con la collaborazione delle amministrazioni comunali dei tre paesi, della Camera di Commercio e della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. I lavoratori ospitati sono coloro che le aziende agricole socie non hanno modo di ospitare, e gli alloggi sono dotati di cucina, servizi e assistenza di personale specializzato per la prima accoglienza, mediatore spirituale, medici e psicologi.
Spiega la Coldiretti in un comunicato stampa: “la Coldiretti ha deciso di allestire il primo campus per contribuire a far fronte alla situazione di emergenza umanitaria e dimostrare in modo concreto la solidarietà degli italiani nei confronti dei migranti che contribuiscono in modo determinante allo sviluppo dell’agricoltura e dell’alimentare italiano. I lavoratori stranieri contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo“.
(Luigi Torriani)