Sono stati diffusi nei giorni scorsi i dati più recenti dell’ISAAA (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications) sull’evoluzione e la situazione attuale delle colture ogm nel mondo (qui il documento ufficiale dell’ISAAA). Il quadro che emerge è, in sintesi, questo: a livello globale le colture ogm sono in continua crescita, ma in Europa non decollano e sono anzi in perenne crisi.
Il dato globale è favorevole alle coltivazioni ogm. Il 2012 è il diciassettesimo anno delle colture ogm (1996-2012), e in questi diciassette anni le colture ogm nel mondo sono aumentate ogni anno, passando dagli 1,7 milioni di ettari del 1996 ai 170,3 milioni di ettari del 2012. Una crescita dunque di cento volte nell’arco di poco più di tre lustri. Il tasso di crescita annuo relativo al 2012 rispetto al 2011) è del +6% (10,3 milioni di ettari in più, dai 160 milioni di ettari del 2011 ai 170,3 milioni di ettari del 2012). Inoltre nel 2012 ci sono due nuovi Paesi che hanno piantato per la prima volta colture ogm: il Sudan (con il cotone), e Cuba (con il mais).
Sono 28 i Paesi coltivatori di ogm al mondo. Questa è la classifica in base alle dimensioni delle coltivazioni ogm in milioni di ettari (dato aggiornato a inizio 2013): USA (69,5 milioni di ettari piantati nel 2013, colture di mais, soia, cotone, colza, barbabietola da zucchero, alfalfa, papaia, zucchina); Brasile (36,6 milioni di ettari, colture di soia, mais, cotone); Argentina (23,9 miloni di ettari, coltivazioni di mais, soia, cotone); Canada (11,6 milioni di ettari, colza, mais, soia, barbabietola da zucchero); India (10,8 milioni di ettari, cotone); Cina (4 milioni di ettari, cotone, papaia, pioppo, pomodoro, peperone); Paraguay (3,4 milioni di ettari, soia, mais, cotone); Sud Africa (2,9 milioni di ettari, mais, soia, cotone); Pakistan (2,8 milioni di ettari, cotone); Uruguay (1,4 milioni di ettari, soia, mais). Questa la top ten. Seguono poi i seguenti Paesi: Bolivia (1 milione di ettari, soia), Filippine (0,8 milioni di ettari, mais), Australia (0,7 milioni di ettari, cotone e colza), Burkina Faso (0,3 milioni di ettari, cotone), Myanmar (0,3 milioni di ettari, cotone), Messico (0,2 milioni di ettari, cotone, soia), Spagna (0,1 milioni di ettari, mais), Cile (meno di 0,1 milioni di ettari, mais, cotone, soia), Colombia (meno di 0,1 milioni di ettari, cotone), Honduras (meno di 0,1 milioni di ettari, mais), Sudan (meno di 0,1 milioni di ettari, cotone), Portogallo (meno di 0,1 milioni di ettari, mais), Repubblica Ceca (meno di 0,1 milioni di ettari, mais), Cuba (meno di 0,1 milioni di ettari, mais), Egitto (meno di 0,1 milioni di ettari, mais), Costa Rica (meno di 0,1 milioni di ettari, cotone, soia), Romania (meno di 0,1 milioni di ettari, mais), Slovacchia (meno di 0,1 milioni di ettari, mais).
Da questa classifica emerge con chiarezza un dato: dal punto di vista delle coltivazioni ogm l’Europa è un’area assolutamente secondaria e ai margini. Attualmente sono solo cinque i Paesi europei coltivatori di ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), e figurano tutti in fondo alla classifica mondiale: leader europea è la Spagna, che però nella classifica mondiale dei 28 Paesi coltivatori di ogm è solo alla diciassettesima posizione con 0,1 milioni di ettari; seguono il Portogallo (ventiduesima posizione, meno di 0,1 milioni di ettari), la Repubblica Ceca (ventitreesima posizione, meno di 0,1 milioni di ettari), la Romania (ventisettesima e penultima posizione, meno di 0,1 milioni di ettari), e la Slovacchia (ventottesima e ultima posizione, meno di 0,1 milioni di ettari). Nel 2012 sono stati piantati in Europa 129.000 ettari di masi transgenico, una percentuale irrisoria rispetto al totale della superficie agricola utilizzabile comunitaria (che è il 47% della superficie dell’Unione Europea, che è di 4.326.253 km², e l’ettaro corrisponde a 0,1 km²).
Non è un caso – in questo contesto – che la multinazionale Basf abbia deciso di abbandonare ogni piano di sviluppo di colture ogm in Europa per concentrarsi esclusivamente sul mercato americano, mentre di recente il governo polacco ha addirittura vietato per legge le coltivazioni di mais e patate ogm. E nonostante alcuni tentativi politici di far decollare gli ogm in Europa (dall’apertura agli ogm dell’ex ministro Clini alla legislazione europea pro ogm in materia di etichettatura della carne), la questione è molto semplice: i cittadini europei, con in testa gli italiani, sono a larga maggioranza contrari agli ogm, come emerge emblematicamente dal caso recente delle cosiddette patatine fritte ogm (e gli europei sono anche contrari alla clonazione animale a fini alimentari e alla carne da staminali di mucca). Mentre negli Stati Uniti è stato bocciato un referendum che chiedeva semplicemente di introdurre l’obbligo di indicare in etichetta l’eventuale presenza di ogm negli alimenti in commercio.
(Luigi Torriani)
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