Buone notizie dal Comitato Nazionale Vini. Che con la riunione del 14 e 15 settembre ha deliberato positivamente su 17 richieste relative a vini Doc, Docg e Igt. In particolare il Comitato ha istituito due nuove Docg in Toscana e due nuove Doc in Veneto.
Per il momento consoliamoci con il riconoscimento giuridico di nuove eccellenze enologiche del Made in Italy. Le ultime settimane, in effetti, non erano state certo tra le migliori per i vini italiani.
Innanzitutto per l’inusuale caldo di fine estate (il decimo agosto più caldo degli ultimi duecento anni), che abbinato alla drastica carenza di piogge (il 73% di precipitazioni in meno rispetto alla media) sta determinando una vendemmia che rischia di assestarsi sul minimo storico. Si parla infatti di 42 milioni di ettolitri, oltre il 10% in meno rispetto all’anno scorso, con punte del meno 20% in Sicilia e in Basilicata. Simili stime – diffuse dalla Coldiretti sulla base dei dati Ismea – se confermate toglierebbero all’Italia il primato mondiale nella produzione vinicola a vantaggio della Francia, che dovrebbe raggiungere i 47,9 milioni di ettolitri.
Poi è arrivata la ben nota mazzata dell’aumento dell’Iva dal 20 al 21%, che secondo Coldiretti peserà sul settore vinicolo per oltre 33 milioni di euro. E che ha causato tra l’altro le ire di Confagricoltura, che vede aumentare ulteriormente le difficoltà (già acquite dalle politiche anti alcol) nel rilanciare il declinante consumo di vino sul mercato interno.
Dove il vino italiano continua a funzionare – e bene – è il contesto dei mercati esteri. Con un fatturato sull’export che ha superato i 4 miliardi e che è ormai oltre la metà di quello totale (8 miliardi). Con un +15% nei primi cinque mesi dell’anno (dati Istat). E con numeri lusinghieri sul mercato statunitense (+21%), ottimi su quello russo (+44%) e impressionanti su quello cinese (+126%). Merito di una proposta di alta qualità che annovera tra le sue fila ben 511 vini Doc, 60 Docg e 69 Igt.
L’Igt è il vino da tavola con “Indicazione geografica tipica”, che deve essere prodotto in una determinata area geografica (tendenzialmente ampia) e rispettare un certo disciplinare di produzione. Disciplinare che diventa più restrittivo e severo nel caso dei vini Doc (Denominazione di origine controllata), che sottostanno a ben precisi requisiti stabiliti con decreto ministeriale e sono controllati – prima di essere messi in commercio – con analisi chimiche e organolettiche. Si sale ulteriormente di livello con i vini Docg, che sono vini già Doc da almeno cinque anni e riconosciuti nel frattempo come particolarmente rinomati sul piano sia qualitativo che commerciale.
Delle 17 delibere del Comitato Nazionale vini alcune sono semplici approvazioni di modifiche di disciplinari o di nominativi. Sono state valutate positivamente le richieste di modifica dei disciplinari di produzione dei vini Doc “Bianco di Pitigliano”, “Capalbio”, “Ansonica Costa dell’Argentario”, “Orcia”, “Sovana”, “Val di Cornia” e “Bianco Pisano di San Torpé” (che cambia nome in “San Torpé”) per la Toscana, “Savuto” e “Scavigna” per la Campania, “Pentro di Isernia” per il Molise, “Monti Lessini” e “Bianco di Custoza” per il Veneto. Inoltre è stata approvata la richiesta di modifica del nome del vino Igt ligure “Golfo dei Poeti La Spezia”, che diventa “Liguria di Levante”, e che modifica anche il relativo disciplinare di produzione.
La notizia più importante è comunque l’isituzione di due nuove Doc e di due nuove Docg. Le nuove Doc sono entrambe venete, e sono “Lessini Durello” (derivante dalla Doc “Monti Lessini”) e “Vigneti della Serenissima” o “Serenissima” (territorio di produzione compreso tra le province di Belluno, Treviso, Padova, Vicenza e Verona). Le nuove Docg sono entrambe toscane, e sono il “Val di Cornia Rosso” o “Rosso della Val di Cornia” e il “Suvereto”.
Positivo il commento del ministro delle Politiche agricole Saverio Romano: “il comitato nazionale vini con la riunione del 14 e 15 settembre, deliberando positivamente su 17 richieste di riconoscimenti e modifiche di disciplinari di vini Docg, Doc e Igt di varie regioni italiane, ha completato il programma operativo stabilito all’inizio del suo mandato, ottemperando alla propria funzione istituzionale con un ricaduta concreta per il comparto vitivinicolo, settore di rilevante importanza per l’economia e la cultura del Paese. Credo che il lavoro del Comitato Nazionale Vini si sia rivelato particolarmente prezioso in un periodo che ha visto crescere il prestigio e il valore del nostro vino nel mondo”.
(Luigi Torriani)