Il nuovo anno scolastico non comincia certo nel migliore dei modi. Almeno dal punto di vista della sicurezza alimentare degli oltre 1,5 milioni di bambini che consumano i loro pasti in mensa. L’associazione Altroconsumo ha infatti reso noti i risultati di un’analisi sulle mense scolastiche italiane dagli esiti tutt’altro che trionfali. Anzi. Il rapporto di Altroconsumo rivela in particolare la presenza di pesticidi negli alimenti serviti ai bambini in alcune mense. La causa? Secondo Coldiretti è il solito – annoso – problema: il finto Made in Italy realizzato con materie prime di importazione che non rispettano i nostri standard di sicurezza.
L’inchiesta di Altroconsumo ha coinvolto un campione di dieci scuole elementari di Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino. Il pdf con i risultati completi è consultabile all’indirizzo http://www.altroconsumo.it/scuola/mense-scolastiche-pesticida-vietato-trovato-nel-pane-a-genova-s312243.htm.
In sintesi: più di un terzo dei piatti analizzati contiene antiparassitari. Si salvano solo le mense delle scuole romane, i cui piatti agli esami di laboratorio risultano del tutto privi di antiparassitari. Nei piatti delle mense di Milano, Napoli e Torino sono stati trovati discreti quantitativi di antiparassitari, anche se sempre nei limiti consentiti dalla legge. Tragica invece la situazione di Genova, con due scuole – la Andersen e la Cantore – i cui alimenti contengono il Diclorvos, un pesticida assolutamente vietato in Europa e trovato nel pane delle mense scolastiche genovesi, e anche il Pirimetanil, un funghicida che protegge le mele dalla muffa.
L’associazione Altroconsumo dichiara di aver segnalato il problema al comune di Genova ma che “a oggi, all’apertura del nuovo anno scolastico, nessun passo formale è stato ancora annunciato per garantire che la sicurezza del prodotto sia stata rispristinata”. L’indagine, peraltro, “è stata realizzata alla luce del sole, con la collaborazione indispensabile delle società di refezione scolastica e delle amministrazioni locali”, il che esclude ipotesi di dolo di qualunque genere (anche se – naturalmente – segnala una preoccupante “carenze di controlli”, e un’altrettanto ingiustificabile “carenza di informazione alla cittadinanza”).
Ma come si spiega la presenza di sostanze fuorilegge nelle mense scolastiche italiane? In un comunicato stampa la Coldiretti dà la sua spiegazione del fenomeno. Ed è una spiegazione che fa riferimento a un problerma strutturale delle filiere agroalimentari italiani: la produzione e la commercializzazione di prodotti “Made in Italy” ottenuti in realtà con materie prime provenienti da Paesi esteri. Nello specifico, quasi la metà del pane “italiano” (il 45%) è ottenuto in realtà con grano proveniente da altri Paesi, spesso extracomunitari.
Questo non pone soltanto un’urgenza di tutela del vero Made in Italy, ma anche dei problemi di sicurezza alimentare non più bypassabili. In alcuni Paesi extracomunitari, infatti, è del tutto consentito l’utilizzo di prodotti pericolosi per la salute che in Itaalia sono assolutamente vietati. È il caso – tra l’altro – proprio del Diclorvos. L’ipotesi più probabile è che nelle mense scolastiche il pane “italiano” fosse appunto prodotto con grano di provenienza extracomunitaria contaminato da Diclorvos.
Come se ne esce? Secondo la Coldiretti in due modi. Primo: aumentare i controlli e la trasparenza nei confronti del consumatore, in particolare estendendo l’obbligo tassativo di indicare sull’etichetta di ogni alimento la provenienza di tutte le materie prime impiegate per produrlo. Secondo: incentivare – anche nelle mense scolastiche – il consumo dei veri prodotti tipici del Made in Italy, a cominciare dalle 229 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e dalle 4.606 specialità tradizionali censite in tutte le regioni. Scegliere insomma i cibi di stagione, locali e a kilometro zero. Per insegnare ai bambini “il mantenimento delle tradizioni” (come sta scritto anche nelle guide guida per la ristorazione scolastica fissate dal Ministero della Salute), ma anche e soprattuto per più prosaiche ragioni di sicurezza alimentare.
(Luigi Torriani)