Come abbiamo spesso riportato qui su Universofood, il consumo di birra negli ultimi anni è aumentato. Assobirra ha recentemente voluto analizzare le ragioni del successo di questo prodotto, in particolare delle “chiare”.
E’ risultato che la birra chiara piace soprattutto nella sua versione in bottiglia, formato che assorbe oltre i tre quarti delle sue vendite, il 15% delle volte viene spillata dai fusti con la classica spina, mentre circa una volta su 10 la versiamo dalla lattina in alluminio. Fatto sta che beviamo – dati AssoBirra – oltre 15 milioni di ettolitri di birra chiara all’anno, in pratica più di 25 litri a testa (su un totale di 28) e il suo colore biondo, le trasparenze seducenti, i cromatismi dorati e la sua schiuma bianca e compatta ci fanno sempre più spesso compagnia in tante occasioni e momenti della giornata.
LA CHIARA, LA PREFERITA DAI CONSUMATORI
Una cosa è certa: la “chiara” è stata la tipologia che ha fatto scoprire il gusto della birra agli italiani, la prima ad essere consumata nel nostro Paese a tutte le latitudini. Da quando la birra è stata prodotta su larga scala – le prime aziende birrarie italiane nascono nella seconda metà del 1800 – la “chiara” ha potuto essere consumata nei caffè, nei bar e nei “vini e olii” della Penisola lontani centinaia, a volte migliaia di chilometri dal suo luogo di produzione. E, con l’avvento del frigorifero e della grande distribuzione, ha bussato alle nostre case. Nel mezzo, si è fermata negli eleganti caffè liberty degli anni Venti, ha girato di piazza in piazza nei paesi e nelle città con il mitico camion-bar per delle “rivoluzionarie” prove d’assaggio, ha conquistato la comunicazione pubblicitaria con Carosello e con slogan storici come “Chi beve birra, campa cent’anni” del 1929 o il “Birra, e sai cosa bevi!” con cui Renzo Arbore invitava a meditare i consumatori degli anni Ottanta.
LA CHIARA SINONIMO DI BIRRA ITALIANA. EXPORT A 1,7 MLN DI ETTOLITRI
“È un dato di fatto che la birra chiara, leggera e poco alcolica, ha per oltre un secolo accompagnato gli italiani e continua ad essere la tipologia preferita dai nostri connazionali – dichiara Filippo Terzaghi, direttore di AssoBirra, l’Associazione che riunisce produttori industriali e artigiani della birra e del malto. Ma rileviamo con piacere che la ‘chiara’ sta diventando sinonimo di birra italiana anche all’estero. Le aziende associate ad AssoBirra ne esportano oltre 1,7 milioni di ettolitri, il doppio rispetto a 5 anni fa e viene apprezzata maggiormente proprio in quei paesi a forte tradizione birraria: una su 3 viene bevuta in Europa, soprattutto in Gran Bretagna, Francia e Olanda, il resto viene assorbito da Paesi Terzi a forte tradizione birraria, come Stati Uniti, Australia e Sudafrica. Ci auguriamo che questo trend possa proseguire.2 Ma qual è il segreto di tanto successo? Per scoprirlo, AssoBirra ha coinvolto un pool multidisciplinare di 5 esperti d’eccezione che hanno “scavato” dietro questi numeri per spiegarne le ragioni. Offrendo cinque interessanti punti di vista.
MOTIVAZIONI “SOCIOLOGICHE”:
Secondo Mauro Ferraresi, professore di sociologia dei consumi all’università IULM, “La chiara è ‘la birra’ di tutti perché in cinquant’anni di comunicazione pubblicitaria, ha conquistato l’immaginario collettivo con definizioni come bionda, spumeggiante, fresca, ghiacciata, leggera, giovane, socializzante, di tendenza e, addirittura, musicale. Ma possiede anche un universo di consumatori che la amano per le sue caratteristiche organolettiche e per il suo gusto. La birra chiara è percepita dal consumatore italiano come più rinfrescante e più adatta al clima e all’atmosfera del nostro Paese. Si può ben parlare di una birra mediterranea che si adatta meglio allo stile di vita dei paesi che si affacciano intorno al nostro mare. Piace a donne e uomini, al nord come al sud, nei piccoli centri e nelle grandi città ed è indipendente dagli stili di vita e sempre meno costretta da occasioni di consumo particolari. Un vero amore democratico e trasversale.”
IL PARERE DEL SOMMELIER
L’ultima ricerca Makno/AssoBirra ha rilevato che la prima motivazione al consumo di birra degli italiani è, per il 62% dei consumatori, il suo gusto inconfondibile. Che, nel caso della birra chiara, è essenzialmente una questione di amaro. Secondo una recente ricerca dell’Università di Monaco, pubblicata sul Journal of Agricoltural and Food Chemistry, nella birra ci sono oltre 50 sostanze responsabili delle sensazioni amaricanti e quasi tutte rimandano al luppolo. Una conferma arriva da Antonello Maietta, presidente AIS – Associazione Italiana Sommelier che ne ha radiografato il gusto, rivelando che il piacere di una chiara è soprattutto una questione… di gola. “Assieme a cioccolato e caffè, la birra è tra i pochi amari che piacciono agli italiani. Il segreto del successo della birra chiara, così leggera, piacevole e rinfrescante, sta nella delicatezza delle sensazioni gustative e tattili. L’immediato effetto effervescenza ne rende vellutato il passaggio sulla lingua verso il palato. Sulla punta della lingua sentiamo il dolce degli zuccheri residui e del malto, quindi, ai lati della lingua, percepiamo la freschezza/acidità della bevanda. Finalmente, nella parte posteriore della lingua, ne avvertiamo la componente amara. Per questo, possiamo dire che la birra chiara è ‘golosa’, nel senso che è proprio nella deglutizione, con il passaggio sulle papille caliciformi, che possiamo avvertire e valorizzare le sue caratteristiche.”
(Da www.italiaatavola.net)