Timidi segnali di ripresa per la produzione agricola italiana. I dati a consuntivo disponibili e le stime Ismea aggiornate al primo trimestre 2011 hanno evidenziato un miglioramento rispetto alle scorse previsioni, riportando il risultato complessivo annuo su valori positivi.
Questo significa che, ad oggi, la produzione agricola totale nel 2010 si attesta al più 0,3 per cento, imputabile da un lato alla contrazione produttiva delle coltivazioni vegetali (meno 0,6 per cento) ma compensata dall’altro dall’espansione dell’offerta zootecnica (più 2 per cento). Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in occasione della diffusione dei dati Istat sulla produzione industriale a marzo.
Dopo anni di trend negativi caratterizzati da forti flessioni – spiega la Cia – si tratta di un segnale che lascia ben sperare. Soprattutto perché giunge dopo la conferma da parte dell’Istat dell’aumento del valore aggiunto agricolo nel 2010 (più 2 per cento). D’altra parte, anche nel primo trimestre del nuovo anno la produzione agricola mostra segni di vivacità: l’olio d’oliva, per esempio, registra un rialzo del 6,1 per cento nella campagna olearia 2010/2011 e molto bene vanno anche le coltivazioni industriali e gli allevamenti avicoli.
Tuttavia – evidenzia la Cia – i problemi del settore restano ancora molti, a cominciare dagli alti costi produttivi e burocratici, dai redditi in costante calo e dai prezzi sui campi non ancora remunerativi. Ecco perché questo incremento, pur rappresentando un primo segnale importante, deve essere preso con le dovute precauzioni. Non si devono alimentare facili ottimismi. Il settore primario si trova tuttora alle prese con uno scenario critico e molte questioni restano aperte. Da tre anni i produttori agricoli convivono con una latente crisi strutturale e con una competitività in frenata.
Ora – conclude la Cia – dobbiamo prendere questo risultato positivo come punto di possibile svolta dal quale ripartire per cercare di risalire la china e imboccare definitivamente la strada di uno sviluppo solido e duraturo. Da qui la nostra rinnovata richiesta nei confronti del governo di interventi incisivi e, soprattutto, di un nuovo progetto di politica agraria».
(Da www.aiol.it)