Il latte è uno degli alimenti più consumati ogni giorno sulle tavole delle famiglie italiane, in particolare quelle con bambini.
Un alimento importantissimo per la crescita dei più piccoli: ma proprio per questo diventa di fondamentale importanza capirne la provenienza. La maggior parte dei consumatori pensa spesso, erroneamente, di star acquistando un prodotto di origine italiana, ma spesso non è così. E i mezzi dati al consumatore perché se ne renda conto sono insufficienti.
Tre litri di latte a lunga conservazione sui quattro venduti in Italia con marchi del Made in Italy sono in realtà già stranieri senza indicazioni per il consumatore come pure il latte impiegato in quasi la metà delle mozzarelle sugli scaffali.
È quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini sottolineando (riferendosi al recente caso Parmalat, dove la francese Lactalis è salita all 11% del capitale) che «l’italianità va difesa dalla stalla alla borsa e per questo è prioritario un progetto industriale che valorizzi veramente il latte e i quasi 40mila allevamenti italiani e si impegni su un Made in Italy che, oltre al marchio, contenga materie prime nazionali».
È auspicabile che siano imprenditori italiani a governare questo processo in quanto dovrebbero essere più sensibili alla tutela del vero prodotto italiano. Non è più pensabile slegare l’italianità dal coinvolgimento pieno della zootecnia e dell’agricoltura italiana.
Peraltro la strategicità del settore agroalimentare non può essere legata al solo fatto che nel nostro Paese ci sia solo la sede legale del marchi o la sola trasformazione industriale. Nel 2010 ben 8,6 miliardi litri in equivalente latte hanno attraversato la frontiera per essere confezionati dietro marchi italiani.
(Da www.italiaatavola.net)