Continuano a scendere i consumi di frutta e verdura in Italia, crollati ormai al di sotto delle quantità minime raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per una dieta sana.
Gli ultimi dati diffusi nel 2014 da Osservasalute (l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane) confermano un trend già analizzato più volte qui su Universofood: i consumi di frutta e verdura in Italia hanno avuto un crollo negli ultimi anni. Nel 2013 sono state acquistate dagli italiani 7,8 milioni di tonnellate di ortofrutta, con 4,2 milioni di tonnellate di frutta e 3,6 milioni di tonnellate di verdura. La media per famiglia negli acquisti di frutta e verdura in Italia nel 2013 è stata pari a 320 chili per famiglia, mentre nel 2000 eravamo a 450 chili per famiglia: dal 2000 ad oggi le vendite di frutta e verdura in Italia sono scese dunque di quasi il 30%.
Stiamo scendendo molto al di sotto della quantità minima di frutta e verdura raccomandata dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) per una dieta sana, quantità minima che è pari a 400 grammi (tra frutta e verdura) al giorno. Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Coldiretti il numero dei bambini e adolescenti italiani che mangiano frutta e verdura a ogni pasto è sceso nel 2013 al 35% (nel 2012 eravamo al 37%), mentre il 31% degli italiani (contro il 24% del 2012) non consumano frutta e verdura o lo fanno al massimo due volte alla settimana. E soltanto il 18,4% degli italiani nel 2013 ha consumato quotidianamente almeno quattro porzioni tra frutta e verdura fresche oltrepassando le quantità minime fissate dall’Oms.
Un tentativo recente di aiutare il settore ortofrutticolo italiano andando incontro al tempo stesso alle indicazioni dell’Oms per una maggiore sicurezza alimentare e un maggior equilibrio della dieta è stato l’innalzamento dal 12 al 20% della percentuale di succo di frutta nelle bibite e bevande a base di frutta, un provvedimento del governo Monti che avrebbe dovuto entrare in vigore dal primo gennaio 2013, poi si è arenato per un anno, poi è stato bocciato dalla Ue ma reintrodotto con un emendamento dei deputati del Pd Oliverio e Anzaldi sotto il governo Letta, infine è stato definitivamente bocciato dalla Commissione Affari Europei della Camera sotto il governo Renzi.
(Luigi Torriani)