È il bar italiano più famoso nel mondo: l’Harry’s Bar di Venezia. Il patron Arrigo Cipriani ne racconta storia, filosofia e ricette in un nuovo libro pubblicato da Giunti.
Si intitola “Harry’s Bar Venezia. Le ricette della tradizione” il libro di Arrigo Cipriani, 84 anni, figlio del fondatore Giuseppe Cipriani. Harry’s Bar è oggi un brand internazionale di successo, con locali in tutto il mondo. Il libro – ricco di aneddoti, di ricette e di immagini – è una grande celebrazione del primo e leggendario Harry’s Bar, quello di Venezia, ancora oggi punto di riferimento per aperitivi e spuntini d’élite sulla laguna.
L’Harry’s Bar nasce nel 1931, fondato da Giuseppe Cipriani. L’origine del locale è rocambolesca: nel 1928 Cipriani fa il barman all’Hotel Europa di Venezia e lì conosce un giovane cliente americano – Harry Pickering; il ragazzo un giorno racconta a Cipriani di essere ricco ma al momento senza soldi perché la zia – stanca dei suoi eccessi – l’ha lasciato solo a Venezia senza niente in mano tornandosene negli Stati Uniti (non erano ancora state inventate le carte di credito…); Cipriani si fida e presta a Pickering 10.000 lire, e il ragazzo – quando ritorna a Venezia due anni dopo – restituisce le 10.000 lire e regala a Cipriani altre 30.000 lire “per aprire un bar”. Incomincia in questo modo decisamente inusuale l’avventura dell’ Harry’s Bar di Venezia, che dopo pochi anni diventa un punto di riferimento internazionale in grado di annoverare tra i propri clienti personaggi come Ernest Hemingway (vero e proprio habitué del bar negli ultimi anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta), Arturo Toscanini, Guglielmo Marconi, Georges Braque (che un giorno propose di scambiare una colazione per un suo dipinto e Giuseppe Cirpiani rifiutò!), Charlie Chaplin, Truman Capote, Peggy Guggenheim, e molti altri, oltre a nobili e sovrani da tutto il mondo.
Quali sono le ragioni di questo successo (oltre, certamente, alla prestigiosa location nel cuore di venezia)? Leggendo il libro di Arrigo Cipriani – sempre presente in sala dal 1957 a oggi – si scoprono due ordini di ragioni alla base dell’incredibile successo dell’Harry’s Bar: da una parte naturalmente la qualità della proposta nelle bevande e nei cibi; dall’altra l’atmosfera, l’attenzione ai dettagli e al servizio. Riguardo a questo secondo aspetto Cipriani scrive: “io sono convinto che la maggioranza dei clienti famosi si trovasse bene da mio padre proprio perché non avevano la sensazione di venir trattati in maniera diversa dagli altri. La vera aristocrazia e la vera intellighenzia non conoscevano lo snobismo. Dico sempre ai miei camerieri di non cambiare il loro atteggiamento di fronte alle celebrità“. E il barone Filippo de Rotschild, alla domanda di un giornalista su quale fosse secondo lui il miglior ristorante del mondo, rispose in questi termini: “non posso sapere quale sia per la semplice ragione che non ho avuto la fortuna di visitarli tutti. Però le posso dire una cosa. C’è un ristorante al mondo nel quale io mi sono sempre trovato come a casa mia: l’Harry’s Bar di Venezia“. Ma naturalmente questa capacità di far sentire il cliente a proprio agio non è frutto del caso, e nel libro viene raccontata l’attenzione minuziosa al dettaglio che sta dietro il successo dell’Harry’s Bar (lo studio sui migliori colori per le tovaglie, sui bicchieri, sull’altezza e la forma di tavoli e sedie, perfino sulla giusta distanza della tavola dal soffitto, e in generale sull’ambiente, sull’arredamento e sul servizio a trecentosessanta gradi).
Poi c’è ovviamente la parte food & beverage, alla quale è dedicata la seconda metà del libro. Di recente Arrigo Cipriani ha polemizzato con gli “chef da televisione” come “Cracco e Vissani” e sulla loro ansia di sperimentalismi in cucina (“quelli che mettono la liquirizia e il pomodoro sulle patate”), rivendicando la solidità di una tradizione gastronomica di qualità e senza troppi fronzoli. D’altro canto guardando alle recensioni online dell’Harry’s Bar di Venezia si scopre che molti utenti rimangono delusi perché non accettano che cibi e bevande preparati in modo molto tradizionale possano avere prezzi molto alti. Quello che si paga naturalmente – oltre al brand e alla location – è la qualità delle materie prime e l’attenzione al dettaglio in cucina. Nel libro vengono riportate molte ricette tipiche dell’Harry’s Bar, di cocktail e di piatti. Ci sono ovviamente il Bellini (il cocktail a base di succo di pesche e di Prosecco che è stato inventato all’Harry’s Bar da Giuseppe Cipriani), il Martini Cocktail (perfezionato dall’Harry’s Bar ai tempi di Hemingway), e il Carpaccio (controfiletto di manzo crudo condito con una speciale salsa, detta “universale”, piatto oggi popolarissimo, che è stato inventato all’Harry’s bar nel 1950). Ci sono poi le ricette dei sandwich e delle insalate, gli antipasti, le ricette di pesce e di carne, la polenta (l’Harry’s Bar è stato il primo ristorante diverso da una trattoria a servirla ai propri clienti), le zuppe e le vellutate, i risotti, le pastasciutte, i ravioli e gli gnocchi, le salse e naturalmente i dolci e i sorbetti.
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